Il problema di questa Coppa America

luglio 12, 2013 | By Mistro
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Il problema di questa America’s Cup, corsa con questi catamarani e con un campo di regata di questo tipo, è che creano un apparente tale da avere – indipendentemente dall’andatura – le vele sempre cazzate a ferro, vele che non cambiano peraltro mai.

Così non sai a che andatura sono, se ci sono salti di vento o che tattica hanno scelto.

E a un velista se durante una regata vista alla tv gli togli il caratteristico spocchioso autocompiacimento del capire la tecnica velica non gli resta altro che farsi catturare dal demone dell’abbiocco.

Comments: 6

  1. Marco ha detto:

    Ciao Mistro,
    ti scrivo con l’ammirazione di chi segue da tempo il tuo Blog e quindi può permettersi per una volta di non essere del tutto d’accordo.
    Io credo che i problemi siano altri (molti/moltissimi) ma non quello a cui fai riferimento. Primo fra tutti il fatto che non sono barche da Match-Race.
    Certamente con una barca sola tutto quello che stiamo dicendo ha poso senso, vedremo da Sabato.
    Sono d’accordo con te che le regate non siano tattiche ma secondo me (a parte le differenze di velocità che scopriremo) il problema principale sono i ‘confini’ del campo che spesso obbligano a percorsi obbligati o a strategia di ‘rimbalzi’ per arrivare in Boa. Sono tattiche diverse non troppo veliche.
    Per il resto abbiamo le riprese Liveline che ci dicono praticamente tutto (cosa che altrimenti in televisone è difficile decifrare).
    Il campo di San Francisco è tattico con corrente sulla destra che cambia durante la giornata.
    Inoltre a 40 nodi anche un piccolo salto di vento (o la raffica giusta) può provocare un vantaggio enorme a chi lo sa sfruttare.
    Quindi condivido il concetto generale ma non il particolare del vento apparente. Su barche plananti una manovra nel momento giusto può portare a grandi guadagni.
    Proprio oggi ieri sera ho pubblicato un Blog su Saily che cerca di descrivere la tecnica di strambata su barche plananti, secondo me c’è molta tecnica, ma molto diversa da quella a cui siamo abituati.
    Quindi sono d’accordo sull’abbiocco di ieri sera ma non sui motivi, per un velista a cui non piace questa assurda formula ma è comunque veramente appassionato di vela c’è molto da osservare, da imparare e da compiacersi.

    Un caro saluto.
    Marco

    • Mistro ha detto:

      Marco, ti ringrazio per l’immeritata ammirazione e per la pazienza di seguirmi da tempo ma il mio post era sopratutto finalizzato a fare dell’autoironia sul caratteristico spocchioso autocompiacimento del velista.

      Per quello avevo messo in grassetto quella porzione di testo 🙂

  2. JoRed ha detto:

    Marco, la tua opinione può essere condivisibile o meno da un velista, certamente dissento nel punto finale: dato che si impara qualcosa per poi cercare di metterlo in pratica nella propria vita da velista, in una “vela” del genere non c’è nulla da imparare, ma proprio nulla, è abissalmente distante dalla nostra vela “normale” di tutti i giorni. Anche se fossi uno sparaboe non riesco a veder cosa mi possa tornare utile da macchine del genere che tutto si possono chiamare ma non barche a vela. 🙂

    • Marco ha detto:

      Ciao JoRed,
      capisco bene il tuo punto di vista, però credo che faccia parte anche della nostra vita di ‘comune velista’ incrociare in qualche modo (al largo o in spiagga) delle barche plananti, siano essi dei Windsurf, dei Melges, dei J80, dei Volvo 70′ degli F18 o degli olimpici 49er.
      I mostri AC72 rappresentano un ‘caso limite’ che proprio per questo ci aiuta a capire meglio alcune dinamiche che sono solo un ‘caso particolare’ di quello che facciamo in barca tutti i giorni.
      Io mi esalto allo stesso modo per l’issata nel prepartenza di Ferrarese alla Congressional Cup come per una Strambata sui Foil come osservando gli ‘Otto’ di un Kite che si crea vento apparente per uscire dall’acqua o per fare un salto. Non ho mai giocato a tennis ma apprezzavo il rovescio bimane di Borg, figuriamoci se non voglio sapere tutto del mio ‘cugino’ che plana. Mi piacerebbe (con il permesso del padrone di casa) che leggessi il mio Blog di ieri su Saily giusto per capire se riesce a suscitarti quel minimo di curiosità per capire la complessità che c’è dietro queste manovre che possiamo applicare anche a barche meno estreme.
      Grazie a tutti.

  3. Marco ha detto:

    Ecco il link: http://www.saily.it/it/piazzavela/post/strambata-no-virata-apparente-0

    Spero possa contribuire allo spocchiosio comportamento autocompiacimento di cui facevi riferimento 🙂

    Raramente vinco una regata, ma almeno adesso capisco perché ho perso ! Scherzi a parte, penso che
    leggere il campo e capire cosa sta succedendo sia la cosa più interessante di questo mondo velico, con qualsiasi barca !

    Saluti
    Marco

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