Pioggia e inverno caldo influenzano le correnti marine in Adriatico

febbraio 13, 2014 | By Mistro
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Si è appena conclusa nell’Adriatico settentrionale la campagna oceanografica internazionale ‘Carpet, Characterizing Adriatic Region Preconditioing EvenTs’. La missione ha impegnato ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr) di Venezia, si è svolta a bordo della nave oceanografica Urania del Cnr e si è focalizzata sulle cosiddette ‘acque dense’

temperature mediterraneo

Di cosa stiamo parlando?

In Adriatico in inverno si formano le acque dense, ovvero flussi d’acqua che essendo più pesanti a causa della bassa temperatura e dell’alto livello di salinità si spostano verso il fondo apportandovi ossigeno e favorendone in rinnovamento.

Grazie a questo meccanismo, chiamato circolazione termoalina, lungo la costa italiana si innesca una corrente profonda che fa scivolare verso sud queste acque fredde e, lungo la costa orientale, risalire dallo verso nord quelle calde.

Quest’anno però l’inverno mite e le abbondanti piogge che hanno interessato il bacino Adriatico direttamente – e indirettattamente attraverso le portate dei fiumi – hanno generato enormi masse di acqua dolce e calda, quindi poco densa, che non potrà raggiungere i fondali del sud Adriatico e dello Ionio.

Abbiamo osservato nel Golfo di Venezia un processo fondamentale per il clima dell’area”, afferma Sandro Carniel, responsabile scientifico di Carpet, “ma anche per la stabilità del clima terrestre. La dinamica delle acque dense è infatti uno dei principali motori della circolazione oceanica globale a lungo termine: per quanto curioso appaia, quindi, la conoscenza di questi processi è fondamentale per decifrare il trasporto di calore e salinità da parte delle correnti oceaniche Mediterranee e quindi cruciale per il clima del pianeta”.

Il Nord Adriatico è una delle aree-chiave in cui questi processi avvengono.

Durante l’inverno 2013-14 questo evento è stato però contrastato da temperature miti e apporti fluviali eccezionali”, continua Carniel. “A crociera conclusa, i dati parlano di una temperatura dell’acqua sul fondo di circa 2° C superiore alla media degli ultimi 30 anni. Questo ha rallentato di molto il ‘rinnovamento’ delle acque, che nel solo gennaio-febbraio 2012, complice un inverno estremamente freddo, aveva invece interessato circa il 60% del volume, stabilendo un record assoluto di densità da quando sono iniziate le misure in Adriatico settentrionale (ovvero circa un secolo). A distanza di soli due anni siamo, per così dire, agli antipodi”.

Per stimare gli effetti del blocco o della riduzione della produzione invernale di acque dense servirà ancora un’accurata analisi dei dati, tramite modelli che comprendano atmosfera, oceano e onde. Per questo, i risultati di Carpet saranno diffusi e discussi dall’Ismar-Cnr in una sessione ad hoc, durante un convegno della European Geosciences Union a Vienna, dal 27 aprile al 2 maggio.

È lecito quindi attendersi conseguenze significative sulla circolazione delle acque del bacino (e anche del Mediterraneo Orientale), sul clima della terraferma e un abbassamento dei livelli di ossigeno sul fondo marino già in primavera, a seguito della crescita fitoplanctonica stimolata dai rilevanti apporti fluviali in corso”, conclude Carniel.

Via | www.cnr.it

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