20 motivi che fanno del Velista il miglior compagno di viaggio
1. I velisti viaggiano leggeri – Non c’è molto spazio su una barca, le cose devono essere stivate in piccoli armadietti. Le borse morbide sono bagaglio standard. Il tuo compagno di viaggio non prenderà molto spazio in auto o in hotel e non sarai costretto ad aspettarlo a lungo al ritiro bagagli.
2. Non si lamenteranno mai delle scomodità per dormire – I velisti sono soliti dormire in piccole cuccette, o sul ponte con o senza un cuscino. Non li troverete mai lamentarsi per i letti in ostello o del sacco a pelo. Voli lunghi e lunghe soste, non è un problema, si può tranquillamente dormire ovunque seduti.
3. Allo stesso modo, non dovrete mai di sentirli piagnucolare sulle condizioni del bagno – I velisti sono abituati a fare i loro affari in un’ampia varietà di condizioni. La maggior parte hanno un metodo per farla con la barca in movimento gettando poi il “prodotto” in mare. Toilette in Thailandia o in India dove la si fa accovacciati, no prob.
4. Sanno come massimizzare il tempo limitato, come fermate del treno/autobus o soste di volo – Per evitare di pagare pesanti commissioni ai porti in transito possono trovare il negozio più vicino e tornare velocissimamente.
Una trasparente pubblicità dei prezzi…
Secondo me ci sono tre tipi di persone:
1) quelli che hanno paura che costi troppo, non chiedono mai per paura di disturbare e va a finire che comprano mai niente perdendo delle occasioni (tra questi ci sono anche io);
2) quelli che non hanno paura a chiedere ma non comprano mai niente e rompono solo le balle;
3) quelli che comprano praticamente senza chiedere il prezzo (che sono i clienti migliori ma sono pochi).
Una trasparente pubblicità dei prezzi aiuta i primi nel processo decisionale, tiene lontano i secondi perché tanto il prezzo lo sanno già, non influisce sui terzi.
E tu in quale categoria ti collochi?
Un estintore al Pepe di Cayenna
Susan Meckley – una 78enne bisnonna navigatrice solitaria che se ne va a zonzo per il Pacifico con Dharma, un Challenger 32 … e già solo questo me la fa amare alla follia – in preparazione di una crociera in luoghi ameni e potenzialmente mal frequentati ha dovuto pensare a un qualche tipo di difesa contro i malintenzionati.
Ha pensato che una pistola non era il caso perché crea problemi in alcuni porti stranieri e comunque i malintenzionati probabilmente sarebbero stati meglio armati di lei.
Ha sentito parlare di crocieristi che spargono chiodi a testa in giù sul ponte (lo faceva anche Joshua Slocum), che suonava come una idea intelligente, tranne per il fatto che ama camminare sul ponte a piedi nudi e non voleva che l’idea le se ritorcesse contro.
Ha pensato a un grosso cane, sia per la protezione che per la compagnia, ma ancora una volta non ha voluto creare complicazioni dentro e fuori i paesi stranieri.
Infine l’illuminazione: un estintore di medie dimensioni potrebbe essere la risposta, ma non un estintore qualsiasi: uno caricato con super un pepe di Cayenna! Immaginate qualche anima ignara che cercando di intrufolarsi a bordo viene investita da una raffica di pepe di Cayenna sulla faccia! Una cosa che fermerebbe chiunque.
Magnus Liljedah – Vela e Paralimpiadi, un diverso punto di vista
Magnus Liljedahl, oro olimpico in Classe Star nel 2000 a Sydney, fondatore nel 2005 di Team Paradise, un’organizzazione con base a Miami che offre a persone disabili l’opportunità di fare della vela sia per puro godimento personale che a livello agonistico, ci offre un punto di vista differente e controcorrente sull’esclusione del nostro sport dai Giochi Paralimpici 2020.
Magnus Liljedah dice che l’aspetto Paralimpico della vela è stato un fattore trainante al momento di fondare Team Paradise, tutto ciò che ha a che fare con le Olimpiadi è quello che vuole fare. E ora è estremamente incoraggiante vedere l’enorme sostegno sui social media affinché continuai ad essere disciplina paralimpica. Infatti invita tutti a firmare la petizione per la sua reintegrazione.
Ma la vita ci rifila un sacco di sòle, ed è importante trovare luce in tempi oscuri, trasformando un fatto da negativo a positivo. Così offre un punto di vista diverso, che è di come la rimozione della vela dai Giochi Paralimpici possa essere la cosa migliore che le sia mai capitata.
Essendo classi Paralimpiche, i 2.4mR (singolo), gli SKUD18 (doppio) e i Sonar (triplo) hanno un sacco di regole, regolamenti e classificazioni sulla disabilità che rende tutto estremamente limitativo e costoso.
Secondo Magnus in buona sostanza uscire dagli steccati della vela paralimpica potrebbe aumentare in modo importante il bacino di potenziali velisti, aprendo a diversi gradi di disabilità fino alle regate Open, con anche equipaggi misti, disabili e non.
Costituita la nuova Associazione Italia Laser
Al fine di costruire – e ricostruire – una classe italiana Laser seria, credibile e trasparente il 5 febbraio 2015 si è costituita la nuova Associazione Italiana Laser. Il 20 febbraio la Federazione Italiana Vela deciderà in merito al suo riconoscimento.
La precedente Assolaser era stata prima commissariata e poi disconosciuta dalla FIV il 23 gennaio scorso.
Se il 20 febbraio la Federazione Italiana Vela deciderà positivamente in merito al suo riconoscimento la nuova Associazione Italia Laser sarà l’unica ad avere titolo a raccogliere iscrizioni ed approvare calendari.
Stiamo parlando della classe numericamente più importante in Italia, quasi 1.300 timonieri associati, suddivisi in 4.7 maschile e femminile, Radial maschile e femminile, Standard maschile.
E’ già attivo un sito internet www.italialaser.org.
In-port race di Sanya e partenza della Quarta tappa per Auckland
A una settimana dall’arrivo a Sanya della terza tappa i sei equipaggi si preparano per la Team Vestas Wind in-port race, la regata costiera che si svolgerà sabato 8 febbraio nelle acque della località cinese. Domenica, invece, la partenza della quarta tappa della Volvo Ocean Race, con arrivo a Auckland.
L’equipaggio franco/cinese di Dongfeng Race Team, con lo skipper transalpino Charles Caudrelier fresco di vittoria, si presenterà sulla linea di partenza di Sanya come leader della classifica overall con un punto di vantaggio sui secondi, Abu Dhabi Ocean Racing. E, tuttavia, è conscio del fatto che l’attenzione deve restare massima, per non incappare in errori come quello di Team Brunel con il veterano Bouwe Bekking, che dopo la vittoria nella seconda tappa ha concluso la terza al quinto posto.
La tappa da Sanya ad Auckland si presenta molto interessante da un punto di vista strategico. “Sarà una tappa più aperta, più oceanica della precedente, dove si navigava anche sotto costa.” Spiega il navigatore francese di MAPFRE Jean-Luc Nelias. Dopo il passaggio non facile dello stretto di Luzon, infatti, i team entreranno in Pacifico e dopo una settimana circa si troveranno per la terza volta ad attraversare l’equatore, una zona dove spesso le condizioni meteo sono perturbate e imprevedibili. Proprio Charles Caudrelier, che vi è passato poco più di un anno fa in trasferimento ricorda: “Abbiamo visto bene che scendendo verso l’equatore ci sono delle grandi variazioni di vento, spesso delle piccole depressioni tropicali che cambiano in fretta la situazione. Bisogna fare delle scelte anticipando molto, e non è per nulla semplice, non ci piace tanto.”
Un sostenitore anonimo dona un IMOCA ad Alessandro di Benedetto
Alessandro di Benedetto – lo skipper franco-italiano che da quando ha fatto il giro del mondo in solo e senza scalo su un Mini 650 (270 giorni in mare) occupa saldamente uno dei gradini più alti della nostra classifica degli uomini coi maroni in carbonio ad alto modulo -, undicesimo con Team Plastique nel Vendée Globe 2012-2013, ha appena compiuto un passo in avanti importante nella sua strada per la linea di partenza dell’edizione 2016.
Un sostenitore, che per il momento rimane anonimo, ha acquisito un IMOCA del 2007 e l’ha resa disponibile ad Alessandro di Benedetto.
Per ora si sa solo che l’acquisto è stato appena completato, è stata appunto costruita nel 2007, che ha completato il Vendée Globe 2008-2009 e che in marzo o aprile sarà al porto di Les Sables-d’Olonne, che diventerà la sua base.
Ora lo skipper cerca uno o più partner per completare il budget. La sua vecchia barca è in vendita a 300 mila euro.
Via | www.vendeeglobe.org
L’esclusione vela da Tokio 2020 è colpa delle federazioni
Geoff Holt, persona disabile molto attiva nella vela paralimpica e non di cui più volte mi è capitato di scrivere in passato, ha pubblicato una lettera aperta nella quale chiede all’IPC (International Paralympic Committee) le motivazioni che hanno portato all’esclusione della vela dalle Paralimpiadi di Tokio 2020, quali membri dell’IPC hanno votato in favore dell’esclusione, se esiste possibilità di appello.
L’IPC gli ha prontamente risposto di aver dato all’IFDS / ISAF diverse occasioni per dimostrare che la vela aveva i requisiti minimi regolamentari di ammissibilità, occasioni che sono state tutte disattese/ignorate. L’IPC dice inoltre che il voto è stato unanime e la decisione non è appellabile.
Ora forse IFDS (International Association for Disabled Sailing) e ISAF (international sailing federation) dovrebbe spiegare perché non si sono attivate per dimostrare che il nostro sport ha i requisiti o peggio perché non sono riuscite a svilupparlo al punto da avere nemmemo il minimo standard?
Qualcuno deve essere ritenuto responsabile e dovrebbe pagare per quella che all’interno del movimento è considerata una vera e propria catastrofe.
Via | www.facebook.com