L’impronta ecologica nelle costruzione di barche

settembre 14, 2017 | By Mistro
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Rilancio, tradotto in italiano, un articolo pubblicato in inglese su Modernwoodenboat.

“Ma come fai a promuovere la costruzione di barche in legno, nel 2017, con le foreste che stanno scomparendo, l’impatto ecologico dei tuoi progetti è devastante”

oh, davvero ?

Allarghiamo un po’ lo sguardo.

Le alternative: nel mio range di progetti (20-35 piedi, 6-10 metri) ci sono due realistiche alternative alle costruzioni in legno & epoxy

Leghe di alluminio: questa è una ottima scelta, e ci permetterebbe di usare alluminio riciclato, in teoria… nella pratica quotidiana mi sono trovato a dover cercare chi producesse dei fogli di alluminio riciclati da utilizzare per costruzioni navali (sono leghe particolari della serie 5000 e 600 maggiormente resistenti alla corrosione in ambiente marino), la risposta è stata… NESSUNO.

Semplicementle le leghe ottenute da alluminio ricicalto da me reperite non sono adatte a fabbricare barche, punto; usare alluminio “nuovo” vuol dire in ogni caso utilizzare uno dei materiali più costosi da produrre dal punto di vista energivoro, quindi non è una scelta così “verde” come sembra, certo abbiamo un bel vantaggio comunque, perché gli scafi saranno appetibili come materiale da riciclaggio, e davvero nel panorama attuale non è poco.

Vetroresina e compositi vari a base fibra di vetro o di carbonio e resine termoplastiche: le vetroresine in senso esteso, materiale che domina la boating industry ormai da 50 anni sono un vero incubo ambientale, dalla loro produzione, basata su processi di industria chimica pesante piuttosto impattanti, specie se adottati in paesi poco evoluti, sino al loro fine vita; lo smaltimento degli scafi in VTR (e relativi stampi obsoleti, decine di ettari di stampi obsoleti) è un BUCO NERO dell’industria nautica del quale spesso e volentieri si fa a meno di parlare, girando la faccia dall’altra parte e fischettando disinvolti.

Quindi alla fine le alternative a legno & epoxy non son poi così verdi.

Veniamo ora a come possiamo rendere meno ambientalmente impattanti queste ultime costruzioni:

Scelta legnami e compensati: questo è DAVVERO importante; evitiamo legni esotici di alto pregio provenienti da tagli “al massacro” di foreste tropicali, scegliamo sempre legnami e compensati di aziende FSC compliant (ovvero che adottano politiche di sostenibilità nello sfruttamento delle risorse forestali che utilizzano), selezioniamo i produttori di compensato e legname basandoci sulla loro storia e reputazione nella gestione delle risorse naturali, che di frodi anche sulle certifiazioni “green” dei produttori se ne son viste parecchie negli ultimi anni, specie con i legnami tropicali provenienti dall’Africa equatoriale.

Meno legno è meglio: i sistemi di costruzione moderni, basati su incollaggi in epossidiche o altri adesivi strutturali ad alta resistenza, ci permettono di andare molto più leggeri delle costruzioni tradizionali in termini di dimensionamenti strutturali, e ci permettono di utilizzare senza conseguenze negative legnami meno pregiati, questa è ormai una realtà consolidata; usiamo meno legno e possiamo usare legni meno pregiati e più diffusi.

Legnami a km zero: usiamo legni locali quando è possibile, specialmente se abitiamo in aree dove l’industria del legno è sviluppata e segue una filiera di taglio controllata e silvicoltura evoluta; le costruzioni moderne sono molto meno attaccabili da muffe, funghi e teredini, quindi possiamo usare legni locali magari ritenuti nel passato poco adatti alle costruzioni navali di pregio, invece che selezionare solo i tagli migliori di legni super resistenti come avveniva in precedenza.

Resine: si sta sviluppando una serie di resine epossidiche “green” che abbattono le produzioni di gas serra in fase di produzione del 40%, costano un po’ di più, è vero, ma sono ottime resine e stiamo usando un prodotto ad impatto ambientale ridotto.

Tessuti di vetro e cicli di verniciatura: qui per ora c’è poca differenza nei prodotti utilizzabili tra barche in legno e VTR, in attesa di provare personalmente tessuti di rinforzo strutturale di origine vegetale già esistenti; c’è pero una differenza di quantità mica da ridere: per un 21-23 piedi in legno & epoxy userò circa 50 kg di resina e forse 25 kg di tessuti di vetro, per una barca simile in VTR uso 300 kg di fibra di vetro e circa 400 di resina, siamo quasi un ordine di grandezza più su nell’utilizzo di materiali ad alto impatto ambientale , quando si dice “la quantità è una qualità di per se”.

Tutto ciò richiede l’investire un po’ di tempo per informarsi in fase di pianificazione della costruzione e forse, ma non è detto, investire qualche soldo in più sui materiali per la costruzione dello scafo, selezionandoli con un ottica di attenzione ai processi produttivi e alla loro “impronta ecologica”, io credo ne valga la pena!

Comments: 3

  1. Giovanni ha detto:

    Molto interessante.
    Da seguire.

  2. ale ha detto:

    sicuramente semplifico molto, ma la vedo così:
    alluminio…si estrae de minerali, con immensa spesa di energia elettrica (fossile, idroelettrico che sia), poi si può riutilizzare infinite volte. difficile trovarlo, ma il mercato c’è. purtroppo, di solito, si perde per strada ed è un peccato mortale.
    altri materiali, chi più e chi meno, hanno bisogno di fonti fossili, plastiche etc.
    il legno è forse l’unica fonte veramente rinnovabile. un seme cade, assorbe CO2 e cresce, quel CO2 diventa legno. ci si costruisce una barca o chi per essa. poi non serve più, si fa compensato, torna ad essere una barca o un mobile. nel peggiore dei casi, alla fine del giro, si brucia, torna ad essere CO2 e tornerà a diventare legno.
    se fatto con criterio, tutto funziona. quello che non va è il bilancio tra quello che entra e quello che esce…ma quella è un’altra storia

  3. Roberto ha detto:

    Interessante

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