Come è morto davvero Eric Tabarly?

Come è morto davvero Eric Tabarly?

Eric Tabarly è stato un pioniere nel mondo della vela, un monumento della vela francese e internazionale, ha contribuito alla democratizzazione delle regate oceaniche. Il nome del navigatore, scomparso nel Mare d’Irlanda nella notte tra il 12 e il 13 giugno 1998, rimarrà per sempre associato a quello di Pen Duick. Una barca che aveva acquistato da suo padre nel 1952.

Quando e come è morto Eric Tabarly?

Eric Tabarly è scomparso in mare nella notte tra il 12 e il 13 giugno 1998. Ci sono state “voci piuttosto folli” e girano molte leggende metropolitane riguardo alla sua morte, ma un resoconto dettagliato dell’equipaggio è stato pubblicato per rivelare la verità ed evitare controversie e false informazioni.

Le circostanze che hanno portato alla sua scomparsa:

  • Contesto del viaggio: Eric Tabarly stava navigando a bordo del suo veliero “Pen Duick” con l’equipaggio, dirigendosi verso la Scozia (Fairlie) per partecipare a un raduno di velieri disegnati dall’architetto navale William Fife, il padre del Pen Duick. Erano partiti da Newlyn (vicino a Penzance) un venerdì a fine mattinata e si dirigevano a nord dopo aver doppiato Land’s End.
  • Condizioni meteo e preparazione: Il vento stava gradualmente aumentando, e per questo erano state ammainate progressivamente due vele di prua da bel tempo, e due terzaroli erano stati presi nella randa.
  • La manovra fatale: Alle 22:30, Eric Tabarly decise di ammainare la randa e di armare la vela da tempesta, chiedendo a tutto l’equipaggio di essere presente in manovra. Il fotografo di mare Erwan Quéméré era al timone durante questa manovra, ed era l’unico oltre a Tabarly ad avere una buona conoscenza della barca. L’equipaggio a bordo includeva anche una coppia amica, Antoine e Candida Costa, e un altro amico, Jacques-André Rebec.
  • L’incidente: Durante la fase finale dell’ammainata, una forte rollata della barca fece oscillare il boma da tribordo a babordo. Eric Tabarly, che in quel momento si trovava in piedi sul boccaporto della discesa e stava afferrando la vela, fu colpito all’altezza del petto e proiettato in mare sul lato di babordo.
  • Dopo la caduta: L’equipaggio lanciò un salvagente a ferro di cavallo. Erano le 00:15 di sabato 13 giugno. Era molto buio, il cielo era coperto e il mare era formato e corto. Il veliero, con le sole vele di prua (fiocco e trinchetta), procedeva al lasco. L’equipaggio decise di ammainare le vele di prua e di tornare sulla propria rotta, a motore, con rotta sud. Furono lanciati due razzi di segnalazione e, su VHF portatile, fu emessa una chiamata sul canale 16 senza ottenere contatto, poiché la batteria della VHF si stava indebolendo questi divenne inoperante.
  • Ricerca e recupero: Fino alle 4 del mattino, l’equipaggio fece rotta a sud. Dalle 4 alle 6, si lasciarono andare alla deriva verso nord per ripassare nuovamente sulla zona, poi si mossero verso est sotto trinchetta nella speranza di incontrare un’altra imbarcazione. Alle 7 del mattino, avvistarono un veliero e una nave mercantile, e attivarono una torcia di segnalazione. Le due barche deviarono la rotta verso di loro. Tramite il veliero, l’equipaggio del Pen Duick chiese assistenza per uomo in mare (elicottero e soccorritori) a voce. Mentre attendevano l’attivazione del dispositivo di soccorso, continuarono le ricerche con l’altro veliero (Longorbarda).
  • Identificazione e causa di morte: Il corpo del navigatore fu recuperato un mese dopo, nel luglio 1998, da un peschereccio bretone e fu formalmente identificato. Dopo l’autopsia, la causa della morte risultò essere l’annegamento.

Link alla associazione Eric Tabarly, incaricata di “mantenere viva la sua eredità

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