Craig Wood, tre volte amputato, ha attraversato il Pacifico in solitaria

Nella vela, si sa, un record non si nega a nessuno. Basta cimentarsi in qualcosa di mai tentato prima inserendo nel tentativo determinate caratteristiche che restringono il campo e voilà, il record è servito. In Italia abbiamo dei fulgidi esempi di velisti che sarebbero comunque dei grandissimi senza bisogno di vantare record improbabili.

Craig Wood, tre volte amputato, ha attraversato il Pacifico in solitaria

Ma quella di Craig Wood, ex fuciliere dell’esercito trentatreenne di Doncaster, è un’impresa che merita comunque segnalata per il fatto di averla portata a termine in sé. Craig è il primo al mondo, ma fosse stato il secondo non sposterebbe di una virgola, uomo con tre amputazioni ad attraversare il Pacifico in solitaria, senza soste e senza supporto.

Craig ha percorso 7506 miglia nautiche a una velocità media di 3,6 nodi; un’impresa che ha completato in 90 giorni.

Partito da Puerto Vallarta, in Messico, il 25 marzo è arrivato a Hiroshima, in Giappone, il 24 giugno, scrivendo ufficialmente la storia come il primo uomo con tre amputazioni ad attraversare il Pacifico in solitaria.

Sono esausto, ma anche orgoglioso di aver completato una spedizione che molti ritenevano impossibile“, ha detto Craig dal traguardo di Hiroshima, in Giappone.

Ha messo a dura prova me e la mia barca, Sirius II, quasi fino al limite, ma ho cercato di vivere il momento, di concentrarmi sul mio obiettivo e il pensiero di rivedere mia moglie e i miei figli alla fine mi ha spronato. Aspettiamo il nostro terzo figlio, quindi non vedo l’ora di tornare da loro e iniziare questo nuovo capitolo insieme.

È incredibile pensare che io sia il primo triplo amputato nella storia ad attraversare il Pacifico in solitaria e senza supporto, ma sono incredibilmente orgoglioso e voglio essere un esempio per chiunque viva da amputato: si può raggiungere qualsiasi obiettivo ci si prefigga, non ci sono limiti.

Durante la spedizione ha dovuto lottare contro condizioni meteorologiche imprevedibili, privazione del sonno e isolamento, il tutto gestendo al contempo le ulteriori sfide legate alle sue ferite.

Craig ha anche avuto diversi problemi con la sua barca, tra cui uno dei motori necessari per entrare in porto all’arrivo che si è bloccato; ha dovuto riparare le vele, tra cui fiocco, gennaker e randa; ha dovuto rifare l’impianto idraulico della doccia e creare un’antenna AIS fatta in casa, quando la sua si è guastata. Nonostante tutto ciò, ha comunque trovato il tempo di fare da mentore a un amico che aveva recentemente comprato una barca; ha coltivato una pianta di pomodori e ha preparato torte, pizza e pane per hamburger, partendo da zero e con una sola mano.

È stato tutt’altro che semplice“, ha aggiunto Craig. “Di recente mi sono rotto la protesi del braccio, rimanendo con una mano sola, cosa che non mi era già capitata in passato, ma che ha reso le cose un po’ più difficili quando andavo a vela.

Tuttavia, ho scoperto che il tutto è in realtà un’esperienza spirituale che mi ha fatto apprezzare ancora di più la vita che sono riuscito a creare per me stesso dopo tutto quello che mi è successo. Spero ancora che, raggiungendo questo record mondiale, potrò cambiare la percezione della disabilità e dimostrare come la vela possa trasformare la vita di chi è stato colpito da un trauma.

È stata anche un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi per le due fantastiche associazioni benefiche che mi sono state accanto durante la riabilitazione e il recupero.

L’incidente

Dopo aver completato l’addestramento di base come fuciliere nell’esercito britannico, Craig, originario di Doncaster, fu inviato in Afghanistan poco dopo aver compiuto 18 anni. Erano passati solo tre mesi dal suo primo incarico quando la sua vita sarebbe cambiata per sempre.

Il 30 luglio 2009 Craig perse entrambe le gambe e la mano sinistra nell’esplosione di un ordigno improvvisato. Subì inoltre il collasso di entrambi i polmoni, perse 27 pinte di sangue e il suo volto fu devastato dalle schegge.

Ci sono voluti otto mesi perché imparasse di nuovo a camminare e quattro anni e mezzo di riabilitazione presso la struttura dedicata di Headley Court nel Surrey per migliorare la sua qualità di vita.

La sua guarigione è stata lunga, lenta e dolorosa, con oltre 20 interventi chirurgici in quattro anni. È stata una battaglia mentale e fisica, ma una battaglia che, a quindici anni di distanza, sta dimostrando di aver vinto.

Craig vive normalmente sulla sua barca, il Sirius II, un catamarano in alluminio di 41 piedi, costruito in Francia, con la moglie Renata e i due figli piccoli per gran parte dell’anno. È uno stile di vita nomade, fedele al personaggio che è diventato, e che tutta la famiglia abbraccia.

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