La prova in mare del Petrel 28
Tanto per iniziare lo dico subito e sgombro il campo, la tuga è profondamente invadente dal punto di vista estetico, si lo è… ma se vuoi un metro e ottanta di altezza in dinette ed oltretutto su una barca di soli 28 piedi pensata per essere autocostruita… questo è il compromesso che bisogna accettare.
Diamo il via alle prime impressioni. La barca in certe soluzioni presenta qualche difetto caratteristico del numero 1, per esempio per la pala del timone non è stata rispettata la specifica progettuale che lo prevedeva appeso a poppa, questo ha spostato la barra più avanti in pozzetto col risultato di avanzare conseguentemente troppo la posizione del timoniere – che si ritrova un tantino scomodo – e di farle fare (alla barra) a pugni col paranco di scotta della randa. Tutto per poter usufruire di una abbastanza inutile spiaggetta a poppa. Secondo me il gioco non è valso la candela, avrei rispettato il progetto.
Altro difetto sono i winch di scotta genoa sul passavanti, sarebbero da arretrare un filino (e magari da posizionare sul paraonde) per agevolarne l’uso da parte di chi sta al timone, andrebbero inoltre previsti dei portelli per ispezionare il vano motore. Il motore è stato montato un filino più arretrato rispetto alle specifiche di progetto, la barca appare leggermente seduta sulla poppa.
Veniamo alla prova, che si è svolta fuori della laguna di Grado, nel nord Adriatico. Il vento era vento un NW (da quelle parti lo chiamano Borino) di intensità imprecisata (non avevamo lo strumento), e onda corta e ripida. Va detto che tutte le altre barche in mare avevano preso almeno una mano di terzaroli o avevano il genoa mezzo rollato.