agosto 24, 2018 /Commenti disabilitati su Lanciato il satellite Aeolus dell’ESA, studierà i venti
Il 22 agosto 2018 alle 21:20 UTC è stato lanciato in orbita Aeolus, un satellite molto innovativo che permetterà a scienziati e meteorologi di studiare gli aspetti ambientali e climatici legati ai venti.
Simonetta Cheli, capo dell’Ufficio di coordinamento del direttorato dell’Esa per l’Osservazione della Terra ha spiegato che tra gli strumenti più all’avanguardia c’è Aladin (Atmospheric LAser Doppler INstrument): è un lidar, ossia una sorta di radar che invia impulsi luminosi anziché radio e lo strumento che li trasmette, costruito negli stabilimenti della Leonardo a Campi Bisenzio e a Pomezia, è il più potente trasmettitore laser nell’ultravioletto mai costruito per un’applicazione spaziale. Nessuno strumento del genere è mai stato nello spazio finora – ha aggiunto Cheli – e la sua importanza è fondamentale: il suo compito è ricostruire i profili globali dei venti con una precisione accurata, grazie a ben 80 funzioni ottiche”.
Aeolus è un apripista verso la meteorologia del futuro, ma resta un satellite scientifico e un dimostratore tecnologico. Una missione operativa richiederebbe infatti più satelliti e continuità. A differenza degli altri satelliti per l’osservazione della Terra, attivi a una quota di circa 800 chilometri, Aeolus sarà molto più vicino, a 320 chilometri, con 16 passaggi al giorno al ritmo di 1 ogni 90 minuti. Una volta in orbita, il satellite dovrà affrontare una prima fase di test fino a ottobre e una seconda fino a gennaio 2019, per essere pienamente operativo fra marzo e aprile.
Registrando e monitorando la situazione meteorologica in varie parti del mondo, Aeolus permetterà alla comunità scientifica di sviluppare complessi modelli climatici, i quali potranno essere utilizzati per prevedere il comportamento futuro del sistema ambientale. Queste previsioni saranno utilizzabili nel corto periodo, essendo applicabili ai modelli numerici di previsione meteorologica in modo da rendere più affidabili le previsioni meteorologiche. La missione migliorerà la conoscenza di vari fenomeni legati al clima, dal riscaldamento globale agli effetti dell’inquinamento atmosferico.
luglio 18, 2018 /Commenti disabilitati su Video – Mini-Tsunami colpisce le località spagnole di Maiorca e Minorca
Lunedì 16 luglio 2018 uno tsunami di circa un metro e mezzo ha colpito le spiagge turistiche in alcune parti di Maiorca e Minorca.
Il fenomeno meteorologico ha colpito anche le località di villeggiatura di Maiorca, con bar e terrazze allagate lungo la costa ad Andratx.
Andrew Sibley, del Met Office, ha dichiarato: “In determinate condizioni i temporali possono innescare un fenomeno noto come meteotsunami, in particolare nelle aree in cui la profondità del mare è tale da amplificare l’altezza delle onde attraverso la “risonanza”.
Le correnti ascensionali e di discesa all’interno di un temporale possono creare piccoli e brevi cambiamenti di pressione, che portano inizialmente a piccole onde marine.
Queste onde possono quindi essere amplificate in modo drammatico dalla risonanza tra la velocità del sistema temporale e la velocità dell’onda se sono in fase.
La velocità dell’onda marina è legata alla profondità del mare. Tali onde possono anche essere incanalate da baie costiere, estuari e insenature.
I proprietari di barche nel resort sulla costa sud-occidentale di Maiorca sono stati filmati mentre cercano disperatamente di proteggere le loro barche. La forte corrente ha spezzato le cime di una storica barca a vela utilizzata dal Consiglio dell’isola di Maiorca, che è stata recuperata dai marinai e riportata in porto mentre andava alla deriva.
Non ci sono notizie di feriti e il meteotsunami si è verificato quando le spiagge erano in gran parte vuote prima che i turisti iniziassero ad arrivare.
maggio 14, 2018 /Commenti disabilitati su Registrata onda record di 24 metri nell’emisfero australe
Secondo gli scienziati neozelandesi, questa gigantesca onda alta 24 metri – registrata nella notte del 9 maggio al 10 da una boa galleggiante vicino a Campbell Island, circa 700 chilometri a sud della Nuova Zelanda – potrebbe essere la più grande mai misurata nel sud del mondo.
Il precedente record, misurato dalla società MetOcean Solutions nella stessa regione, era di un’onda di poco più di 22 metri nel 2012. Nell’Oceano Antartico, le tempeste favorevoli all’insorgenza di queste enormi onde possono verificarsi in qualsiasi momento dell’anno, a differenza di quelli dell’emisfero settentrionale, che arrivano solo in inverno.
“È un evento molto eccitante e, a nostra conoscenza, è la più grande ondata mai registrata nell’emisfero australe”, ha dichiarato Tom Durrant, oceanografo di MetOcean Solutions. ”Ciò migliorerà notevolmente la nostra comprensione della fisica delle onde in condizioni estreme nell’Oceano Antartico”.
marzo 3, 2018 /Commenti disabilitati su Barcelona World Race – Capo Horn potrebbe essere più impegnativo
Doppiare Capo Horn è una delle fasi più delicate e meteorologicamente complesse della Barcelona World Race. Nella prossima edizione, con l’arrivo dell’autunno meridionale, gli IMOCA lo affronteranno in quelle che potrebbero essere le condizioni più insidiose rispetto alle precedenti edizioni.
Quindi, perché regate come il Vendée Globe e la Barcelona World Race non partono durante il piacevole mese di maggio e terminano nella calda estate dei porti europei? La risposta è semplice e diretta: in quel periodo dell’anno, l’Oceano del Sud è insidioso, e navigare durante l’autunno e l’inverno del sud può essere un’attività rischiosa. A Cape Horn, ancora di più.
Perché? In primo luogo, perché la forza del vento e la frequenza media delle raffiche sono più alte durante questo periodo dell’anno, il che significa anche maggiore onda. La seconda ragione è che la temperatura dell’acqua che spazza la coperta può facilmente arrivare a 4° C a 40-45° di latitudine Sud, il che rende davvero molto difficili le condizioni a bordo, specialmente considerando i venti ghiacciati dell’Antartide trasportati dalle tempeste. Qui sta anche la terza ragione: l’aria è più fredda e più è densa, il che significa che pesa di più e quindi ha un impatto maggiore sulle vele, rendendo la navigazione più faticosa sia per il marinaio che per la barca.
ottobre 31, 2017 /Commenti disabilitati su Video – Tutta la bellezza dell’Italia vista dalla stazione spaziale
Filmed with a RED Dragon camera aboard the International Space Station by ESA astronaut Paolo Nespoli on 29 August 2017, the video is shown in real time as the ISS flew over Italy.
Background song “Daylight” by Roob Sebastian.
ESA astronaut Paolo Nespoli in currently working and living aboard the International Space Station as part of the Italian Space Agency long duration VITA mission.
Per sabato mattina a Trieste è previsto debole Borino che con il procedere della giornata si andrà progressivamente spegnendo. Nel pomeriggio vento da ovest debole o localmente moderato. Le temperature previste sono: minima 10/13 gradi, massima 17/19.
Per domenica 08 ottobre, giorno della Barcolana, il cielo sarà variabile. Sul Golfo di Trieste soffierà un vento debole o moderato da sud-est al mattino in rotazione a sud-ovest nel corso della giornata. Temperature minime previste in aumento rispetto a sabato: minima 13/16, massima 18/20.
giugno 28, 2017 /Commenti disabilitati su Frasi tipiche del trevigiano medio prima, durante o dopo il temporale
1) El vien dal Garda (per il trevigiano medio, ma anche per il veneziano, la ciclogenesi di tutti i temporali del mondo è il Lago di Garda. Un tifone nelle Filippine? sicuro el vien dal Garda);
2) Co’ sto caldo fa soeo che danni;
3) Bisogna vedar se el mar lo riceve o lo manda indrio (bontà sua il mare decide in piena autonomia se far passare o meno i temporali, tipo casello autostradale);
4) Ghe iera bisogno de acqua par i campi (non importa se è piovuta l’ira di Dio negli ultimi due mesi, i campi ga sempre de bisogno de acqua);
5) Grani de tempesta grossi come naranse (non importa quanto fossero grandi davvero, i chicchi di grandine sono sempre grandi come le arance, no mele, pere o albicocche, sempre arance)
6) Quatro giosse e fa pi’ caldo de prima.
gennaio 12, 2017 /Commenti disabilitati su Prevedere il tempo annusando l’aria
24/36 ore dall’arrivo di una perturbazione la terza delle viti deputate a tenermi insieme il femore destro inizia a darmi un leggero fastidio, allora alzo gli occhi al cielo e avvisto i primi cirri. Molto più che spesso questo mi significa che i miei amici piemontesi aprono o sono in procinto di aprire l’ombrello.
Come è noto nel nostro emisfero la masse d’aria girano intorno alle perturbazioni in senso antiorario, una bassa pressione qui al Nord Est è quindi annunciata da venti di scirocco, la temperatura si alza, l’aria si fa appiccicosa, le saracinesche del negozio si fanno più scorrevoli. Il cielo si vela, il sole si guarda come attraverso un vetro smerigliato.
Il vento è costante nella sua scarsa intensità. Arriva una pioggerellina schifida, spesso rossiccia, porta con se gli umori dell’africa, chi ha un’auto di colore nero maledice quel dì che l’ha comprata di quel colore. I Veneziani preparano gli stivali e le passerelle.
dicembre 15, 2016 /Commenti disabilitati su L’onda significativa più alta mai registrata
Un comitato di esperti della World Meteorological Organization ha stabilito che l’onda dall’altezza significativa più alta mai registrata è stata misurata da una boa in Nord Atlantico.
Era alta 19 metri ed è stata registrata da una boa automatizzata alle 0600 UTC del 4 febbraio 2013 tra l’Islanda e il Regno Unito (circa 59° N, 11° W). E’ stata causata dal passaggio di un forte fronte freddo che sulla zona ha prodotto venti fino a 43,8 nodi.
L’altezza delle onde è definita come la distanza tra la cresta di un’onda e il cavo della successiva. Il termine “altezza significativa delle onde” indica la media più alta di un terzo di quelle misurate da uno strumento, ed è paragonabile a quello che un osservatore vedrebbe come media di circa 15-20 onde ben formate su un periodo di circa 10 minuti.
Il precedente record di 18.275 metri è stato misurato l’8 dicembre del 2007, sempre in Nord Atlantico. Il Comitato era composto da scienziati provenienti da Regno Unito, Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti d’America e Spagna.
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